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RIMEMBRANZE di Daniele Belardo

La rassegna pittorica “Rimembranze” ci racconta il nuovo viaggio attraverso i secoli dell’artista Michelino Iorizzo, che con la sua fervida immaginazione fa riemergere dalle ceneri di un lontanissimo passato (per certi versi ancora a noi oscuro), la bellezza italica della donna etrusca. 


Quella donna socialmente “avant-garde” non relegata soltanto alla cura del focolare domestico, dove la sua emancipazione fu oggetto di critica da parte di molti cronisti dell’epoca: “ Presso i tirreni le donne sono tenute in comune, hanno molta cura del loro corpo e spesso si presentano nude tra gli uomini, talvolta anche tra di loro, in quanto non è disdicevole il mostrarsi nude. Stanno a tavola non vicino al marito, ma vicino al primo venuto di coloro che sono presenti e brindano alla salute di chi vogliono. Sono potenti bevitrici e molto belle da vedere ” così vengono descritte dal greco Teopompo di Chio (?-320 a.c.). 


Un notevole passo avanti rispetto alla donna greca e romana, che viveva una condizione di subalternità, senza la possibilità di essere identificata in società con un nome proprio, a differenza della donna etrusca che godeva di una sua autonomia giuridica, con il diritto di scegliersi il marito. 


Una chiara rappresentazione di questa indipendenza è ravvisabile nel sarco- fago degli sposi (VI secolo a.c.), conservato al museo etrusco di Villa Giulia, qui possiamo immediatamente osservare come la donna occupa una posizione paritaria nei confronti del marito. 


La donna etrusca di Iorizzo è misteriosa, austera ed elegante, venata di un sottile incipit erotico, come se togliesse il velo della pudicizia all’Afrodite So- sandra, per mostrarci una nuova Afrodite Cnidia. 
L’artista restituisce a noi una visione multiforme di questa donna, strizzando l’occhio al mondo contemporaneo, con i suoi nuovi canoni decadenti ed anti- classici che in modo evidente rappresenta sulle tavole, utilizzando ad esempio la tecnica del “color dripping” come chiaro rimando a Pollock, fino ad arrivare ai dècollage di Mimmo Rotella. 


Inoltre la presenza di colori accesi quasi alla massima saturazione, sono una chiara allusione al nuovo universo digitale con i suoi nuovi media, tanto cari all’uomo contemporaneo. 


Nella cultura figurativa dell’artista, è indubbiamente ben chiara una delle più sontuose rappresentazioni artistiche etrusche: la Tomba delle Bighe (V secolo a.c.), dove eleganza ed essenzialità cromatica vengono coniugate in modo superbo, l’artista “illumina” maggiormente questi colori creando un indissolu- bile legame cromatico col passato, avvalendosi dei medium odierni, e utiliz- zando una tecnica antica quale la tempera grassa, per ottenere quella pienezza e potenza cromatica che va ad imporre quel preciso trademark alle sue opere. 
Unendo quindi queste nuove forme di espressione contemporanea, con le sue mille sfaccettature, si arriva alla sovrapposizione di due importanti momenti storici: la nostalgia di un passato  immortale , unita alla decadenza contempo- ranea dovuta all’abnegazione dei valori classici, ma come direbbe Pascoli : “Antico sempre nuovo“ poichè la bellezza imperitura del mondo classico è connaturata dentro di noi. 


Nelle tre grandi tele esposte: Hypnos, Thanatos ed Eros, il pittore affronta la tematica con un’ impostazione decisamente innovativa. 


Hypnos e Thanatos sono rispettivamente il Sonno e la Morte, mentre Eros e Thanatos rappresentano le due pulsioni contrapposte, rispettivamente di vita e di morte. 


Le personificazioni sono proiettate da Iorizzo nei profondi abissi marini, al- l’interno di una trasognante dimensione onirica, dove addirittura riusciamo a percepire con esattezza l’indice di rifrazione della luce che si propaga nell’am- biente sottomarino, conferendo ai volti la loro caratteristica allure


Hypnos ha gli occhi chiusi atto ad intraprendere un sonno eterno che prelude alla morte, Eros è vita, colore e passione; Thanatos è emaciato e consunto, ma allo stesso tempo ha un candore avvenente, l’ androginia delle figure allude al concetto platonico dell’ equilibrio dei contrapposti, in grado di generare la perfetta armonia. 


Il marchese Vincenzo Giustinani (1564-1637) non sarebbe di certo rimasto in- differente alle opere del nostro artista, nella famosa lettera all’amico Teodoro Ameyden (1586-1656) esplicita la sua idea sui differenti “modi” artistici pre- senti a Roma nel suo tempo, ed avrebbe indubbiamente menzionato Iorizzo nel più alto della scala : “ Il duodecimo modo, è il più perfetto di tutti perchè è più difficile [...] cioè dipingere di maniera e con l’esempio del naturale davanti [....] tra i quali taluno ha premuto più nel naturale che nella maniera, e taluno più nella maniera che nel naturale senza però discostarsi dall’uno, ne dall’altro modo di dipingere, premendo nel buon disegno, e vero colorito, e con dare lumi propri e veri” e l’artista non tradisce nessuno di questi aspetti, poichè la genesi delle sue opere deriva soltanto dal lungo viaggio della sua immagina-zione.

Daniele Belardo 

Critico d’arte 

The painting exhibition «Rimembranze» tells us about the new journey through the centuries of the artist Michelino Iorizzo, who with his fervent imagination brings back from the ashes of a distant past (in some ways still obscure to us), the Italian beauty of the Etruscan woman . 


That socially «avant-garde» woman was not relegated only to the care of the domestic hearth, where her emancipation was the object of criticism by many chroniclers of the time: «With the Tyrrhenian women are kept in common, they take great care of their body and often appear naked among men, sometimes even among themselves, as it is not unseemly to show one- self naked. They sit at the table not next to their husbands, but next to the first comer of those present and toast the health of whoever they want. They are strong drinkers and very beautiful to look at ” this is how they are de- scribed by the Greek Theopompus of Chios (?-320 BC). 


A notable step forward compared to the Greek and Roman woman, who lived in a condition of subordination, without the possibility of being identified in society with a proper name, unlike the Etruscan woman who enjoyed her own legal autonomy, with the right to choose her Husband. 
A clear representation of this independence can be seen in the sarcophagus of the spouses (6th century BC), preserved in the Etruscan museum of Villa Giulia, here we can immediately observe how the woman occupies an equal position with respect to her husband.

 
The Etruscan woman of Iorizzo is mysterious, austere and elegant, tinged with a subtle erotic incipit, as if she were removing the veil of modesty from the Aphrodite Sosandra, to show us a new Aphrodite Cnidia. 


The artist gives us a multifaceted vision of this woman, winking at the con- temporary world, with its new decadent and anticlassical canons which she clearly represents on the tables, using for example the «color dripping» technique as a clear reference to Pollock, up to Mimmo Rotella’s décollage. 
Furthermore, the presence of bright colors almost at maximum saturation are a clear allusion to the new digital universe with its new media, so dear to contemporary man. 


In the artist’s figurative culture, one of the most sumptuous Etruscan artistic representations is undoubtedly very clear: the Tomb of the Chariots (5th century BC), where elegance and chromatic essentiality are superbly com- bined, the artist «enlightening» these colors more, creating an indissoluble chromatic bond with the past, making use of today’s mediums, and using an ancient technique such as fat tempera, to obtain that fullness and chro- matic power that imposes that precise trademark on his works. 


Therefore, by combining these new forms of contemporary expression, with its thousand facets, we arrive at the overlapping of two important historical moments: the nostalgia of an immortal past, combined with contemporary decadence due to the abnegation of classical values, but as Pascoli would say: «Ancient always new“ as the imperishable beauty of the classical world is inherent within us. 
In the three large canvases exposed: Hypnos, Thanatos and Eros, the painter show to us the theme with an innovative setting. 


Hypnos and Thanatos are Sleep and Death respectively, while Eros and Tha- natos represent the two opposing drives, respectively of life and death.

 
The personifications are projected by Iorizzo into the deep sea abyss, within a dreamlike dimension, where we are even able to perceive exactly the refractive index of the light that propagates in the underwater environment, giving the faces their characteristic allure


Hypnos has closed eyes capable of embarking on an eternal sleep which is a prelude to death, Eros is life, color and passion; Thanatos is emaciated and worn out, but at the same time has a charming candor, the androgyny of the figures alludes to the Platonic concept of the balance of opposites, capable of generating perfect harmony. 


The Marquis Vincenzo Giustinani (1564-1637) would certainly not have re- mained indifferent to the works of our artist, in the famous letter to his friend Teodoro Ameyden (1586-1656) he explicitly expressed his idea of the different artistic «modes» present in Rome in his time , and would un- doubtedly have mentioned Iorizzo at the top of the scale: «The twelfth mode is the most perfect of all because it is more difficult [...] that is, to paint in a manner and with the example of the natural in front [...] among which some he pressed more in the natural than in the manner, and some more in the manner than in the natural without however departing from one or the other way of painting, pressing in good drawing, and true colouring, and with giving proper and true lights” and the artist does not betray any of these aspects, since the genesis of his works derives only from the long journey of his imagination.

 
Daniele Belardo 
Art Critic 

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